Giorgio Mameli si ammogliò in Genova, nell'anno 1825, poco dopo la bella fazione di Tripoli, comandata dal Sivori; nella quale egli, tenente di vascello, si distinse su tutti gli ufficiali subalterni, salendo primo sul legno da guerra Tripolino, che fu tosto incendiato: il che decise la capitolazione del Bey. Dei fratelli di Giorgio (per dir tutto in un punto quel ch'io ne so), uno fu tra gli ufficiali del reggimento Real Navi, che nel 1821 condussero le loro compagnie a Novara contro gli Austriaci, e condannato per ciò tra i proscritti di quella prima e gloriosa sollevazione del sentimento nazionale in Piemonte. Costretto a ricoverarsi in Isvizzera, attese ivi, primo tra i Sardi, se non erro, a studiare di mineralogia. Compreso di poi in un indulto, si ridusse nell'isola natale, dove per "tratto di sovrana, clemenza" (uso il linguaggio ufficiale d'allora) ottenne il posto di soprintendente alle miniere della Sardegna, che erano tuttavia patrimonio esclusivo dello Stato; ed essendo in tale uffizio fondò la prima miniera Sarda, che fu quella di Monteponi. Aggiungerò, come segno dei tempi e degli uomini, che Don Francesco Mameli tenne quel posto, fino a tanto che visse, colla semplice paga di sottotenente, ristretta allora a pochi scudi mensili. Giambattista, poi, l'altro fratello di Giorgio, si era dato egli pure alla milizia, uscendone ad onorato riposo nel 1850.
Queste notizie non parranno inopportune, poiché ci mostrano una famiglia di buoni soldati, e in essa vivaci gli spiriti d'italianità, fin da' tempi anteriori alla nascita di Goffredo Mameli.
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