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      Tutte lo avevano ammirato come un genio tra i suoi coetanei, prima di venerarlo profeta ed apostolo per tutti gl'Italiani d'innanzi il '48. Del pensiero Mazziniano nutriva quella nobil madre i figliuoli, e piú naturalmente, perché piú avanti negli anni, il suo primogenito(2). Concorrevano all'opera gli amici di casa, tutta gente di valore; perché gli sciocchi non v'erano ammessi, o presto si dileguavano come ombre da quel piccolo centro di cultura nazionale. Ricorderò tra i piú illustri di fuori il conte Jacopo Sanvitale, poeta di grido a' suoi giorni migliori, e caldo fautore di libertà, come della unità della patria; tra i piú fidi dei concittadini l'avvocato Michel Giuseppe Canale, ardente di liberissimi sensi, acclamato poeta drammatico e novelliere, prima che gli anni domassero quella sua balda giovinezza, e le ragioni del vivere facendone un erudito, archivista e bibliotecario, lo conducessero a dettare con tanto onor suo la Storia della Repubblica di Genova. E questi s'era tanto affezionato al fanciullo Goffredo, presentendone l'ingegno, da volergli essere istitutore e consigliere nei classici studi, specie in quei primi anni che per grama salute e infermità troppo frequenti, se pure non gravi, poco avrebbe potuto essere assiduo alle pubbliche scuole.
      Andò poscia il giovinetto a quelle degli Scolopii, che al palazzo Mameli erano vicinissime. Avevano fama gli Scolopii a quel tempo, e la conservarono in tutta Liguria, per bontà di classici insegnamenti, non senza calore di spiriti liberali; e piú li raccomandava il contrasto evidente con le scuole rivali dei Gesuiti; il cui collegio era a palazzo Tursi, mentre la lor casa religiosa avevano da Sant'Ambrogio, prossima al palazzo Ducale, e ad esso collegata per un cavalcavia, fatto argomento di molti sospetti, fino al giorno che a furore di popolo furono cacciati dal nido, e quindi anche, per cessata utilità, le loro comunicazioni colla sede del governo atterrate(3). S'illustravano gli Scolopii degli antichi e dei nuovi esempi di larga dottrina del Solari, traduttore verso a verso di Virgilio e di Orazio, ed uomo che per la libertà del pensare aveva molto sofferto sui principii del secolo, degli Inghirami, degli Assarotti, dei Gagliuffi, dei Pendola, in varie discipline famosi, e da ultimo di quattro o cinque giovani maestri di rettorica, distribuiti nei diversi collegi della provincia Ligure, come il Cereseto a Finalborgo, il Pizzorno a Savona, il Canata a Carcare, il Muraglia a Genova.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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