Tutti i suoi versi d'amore son d'indole platonica, e di sentimento profondo, se anche la passione muti sovente di oggetto, come ha confessato egli stesso nel suo carme: "Un'idea". Ebbero i verecondi palpiti del suo cuore e i dolci fremiti della sua lira le care fanciulle del ceto signorile di Genova, che noi vedemmo matrone, e onestamente memori di lui nell'amabil rossore onde tingevano involontariamente le gote, ogni qual volta era ricordato il suo nome. Si aggiunse, e parve piú durevole imagine alla fantasia del poeta, la bellissima vicina di casa, che pure nel carme anzidetto ha gran parte. Amori di finestra, come quelli del Leopardi; ma non perdevano d'intensità per la distanza, se il poeta aveva tutta la sua gioia negli occhi. La bellissima vicina, di cui egli ignorava perfino il nome di battesimo (in un suo abbozzo di sciolti era denominata come la figlia del signor Tale "che sta di rimpetto") ebbe i suoi versi piú caldi e piú amorosamente lavorati; né penso abbia mai risaputo, lui morto, e stampati ì suoi carmi, che tanti di questi, e i migliori, fossero scritti per lei. Sebbene, chi può buttarsi a indovinare, in certe cose, e credere di aver dato nel segno? Checché ne sia, la Vergine e l'Amante, Un'idea, R. R. di F. (qui pare che il poeta avesse finalmente conosciuto un caro nome) sono veramente, come l'Epitalamio ad un Angelo e la Ballata, trasfigurazioni della donna, esaltazioni ideali, tra l'angelo cristiano e la Peri persiana. "Vaghe forme in balia dell'ôra" diss'egli nell'ode Dolori e Speranze, dove è mirabilmente espressa quella graziosa indecisione di contorni femminei.
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