Chi non la rammenta? Variata e sformata in piú modi negli "evviva" e negli "abbasso" del ritornello, aveva pure, letterariamente parlando, una strofa iniziale degna di miglior séguito: "Sorgete, Italiani, - A vita novella; - D'Alberto la stella - Risplende nel ciel"; ma dando poi nell'insulso, né certo per colpa dell'autore, Genovese anco lui, Nicolò Magioncalda, che aveva voluto riuscir popolare, non vano e scorretto, come parve di fatto, per tante storpiature e varianti della piazza.
Scritto a Genova nel settembre del '47, l'inno "Fratelli d'Italia" fu vestito di note musicali a Torino, ma da un musicista Genovese. E qui, tanta fu la compenetrazione delle note con le parole, cosí felicemente trovato il largo giro della frase musicale in piena consonanza coll'ampiezza del pensiero poetico, e quello e questo cosí solennemente consacrati dal favor popolare, che non parrà ozioso il darne piú compiuta notizia. Michele Novaro, maestro di musica, nato a Genova nel 1822, ed al Mameli amicissimo, si era condotto a vivere da poco tempo in Torino. Colà, in una sera di mezzo settembre, in casa di Lorenzo Valerio, fior di patriota e scrittore di buon nome, si faceva musica e politica insieme. Infatti, per mandarle d'accordo, si leggevano al pianoforte parecchi inni sbocciati appunto in quell'anno per ogni terra d'Italia, da quello del Meucci, di Roma, musicato dal Magazzari: "Del novo anno già l'alba primiera" al recentissimo del piemontese Bertoldi, "Coll'azzurra coccarda sul petto", musicato dal Rossi.
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