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      Certamente, dischiuse le barriere, vennero esempi molti tra noi, che ad altri giovarono. E i poeti presero a fioccare, segnatamente nella primavera del '48. Era l'uso di pubblicar versi d'ogni misura in certi foglietti volanti, che si spacciavano al prezzo d'un soldo, come ora i giornali; e si compravano gl'inni patrii da un galoppino di stamperia, come le canzonette da un cieco. In questo commercio di poesia nazionale, onde i Canzonieri politici non ci hanno riferita la centesima parte, andavano a gara tutti i tipografi maggiori e minori della città; i Ponthenier, i Ferrando, i Pagano, i Pellas, i Moretti, i Dellepiane, i Como, i Faziola, i Casamara, i Dagnino. Agl'inni ben presto si alternarono, specie quando si ruppe guerra all'Austria, i dialoghi in versi e in prosa tra imperatori e re, tra gesuiti e ministri, tra ministri e generali, portando tra tutti la palma del martirio satirico il vecchio Radetzky; indi a poco, declinando le nostre fortune, i consigli al governo, le concioni dei circoli, le diatribe, gli attacchi e le difese degli uomini in vista. Fino alla dichiarazione di guerra, che fu il 23 marzo del '48, la vigile polizia (lo abbiamo anche veduto dianzi dalle parole del Novaro) dava una caccia spietata ai canti popolari che troppo chiaramente accennassero al fine: i revisori delle città del regno vietavano nelle stampe ogni allusione diretta al secolare nemico. Cosí l'inno "Fratelli d'Italia" stampato per la famosa passeggiata d'Oregina del 10 dicembre 1847, usciva senza l'ultima strofa (quella dell'aquila d'Austria spennacchiata) dalla tipografia del Faziola; e un altro del nostro Goffredo: "Viva Italia! era in sette partita", non era licenziato alla vendita senza la soppressione della parola "Austriaco" nell'ultima strofa, ove era detto che se il nostro vessillo "Passi innanzi all'Austriaco gigante, - Tosto a terra il gigante cadrà". È vero che si sostituivano parecchi puntini, ed anche si lasciava stare innanzi a questi un'A tanto fatta.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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