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      Come si rileva dal taccuino rosso, a breve andare nessuno della compagnia Mazzini voleva piú stare sotto gli ordini del Torres, con cui non c'era da far nulla, tranne il perder pazienza. Erano ad una marcia distanti i volontarii della Legione Mantovana; e là, passato il Mincio, ottennero i Genovesi di aggregarsi a quella, combattendo poscia a Governolo, e, dopo altri fatti minori, a Vicenza. Innanzi di passare il Mincio, Goffredo era stato chiamato da Giuseppe Mazzini a Milano, e la compagnia fu lasciata sotto il comando del Bixio, con cui passò un mese dopo a far parte della legione Zambeccari, giungendo fino a Treviso e alla capitolazione del 13 giugno. Quanto al Mameli, rimasto pochi giorni a Milano, tornò egli al campo con incarichi di quel governo provvisorio; e lieto che la compagnia Mazzini avesse un comandante della tempra del Bixio, non volle saperne di riprendere il grado di capitano, accettando quello di tenente, sotto gli ordini del Longoni, che della Legione Mantovana era il capo militare. In fondo, Goffredo e Nino servivano sempre nel medesimo corpo, e da Governolo a Vicenza, cioè dal 24 aprile al 21 e al 23 maggio (furono due le giornate di Vicenza), parteciparono alle medesime imprese. Coi Mantovani del Longoni riprese Goffredo la triste via della ritirata, resa inevitabile dal mal esito della guerra e dall'armistizio Salasco; col medesimo corpo dei Mantovani ripassò il confine, non avendo, più altro pensiero che di correre a Genova, per abbracciar la famiglia.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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