Andò Goffredo messaggero a Roma in quella occasione, o senza incarico ufficiale qualche giorno piú tardi? Non ho lume, né indizio di ciò: questo è certo che precedette di alcune settimane in Roma il suo grande Capitano. Il primo segno della sua presenza nella eterna città è anche quello della sua operosità politica in uno scritto del giornale Pallade, dell'11 gennaio 1849, tosto seguito da altri parecchi, nei quali prese a sostenere l'idea della Costituente e a preparar le elezioni. Cosí andò innanzi piú giorni, dando anche opera a fondar comitati, a dettar manifesti, per tutto il tempo che durò il periodo elettorale e la lontananza di Garibaldi da Roma. E di canti nuovi non più: neppur finito l'inno Al Campidoglio! che crederei abbozzato fin dal dicembre del '48, in viaggio per Roma, fors'anche negli ultimi giorni dell'aspettare a Ravenna.
L'idea della Costituente piace ai Romani, cui l'ha presentata con tanta forza di argomenti, con tanta malía di colori, il Mameli. Si fanno le elezioni il 21 gennaio del '49: Garibaldi, eletto per Macerata, giunge in Roma, ad esercitarvi il suo mandato di legislatore, e il 5 febbraio, nella prima seduta dell'Assemblea, mette fuori la repentina proposta di costituire lo stato Romano in Repubblica. L'idea non par matura, e si èsita: ma a farla maturare bastan tre giorni. E infatti, il giorno 8, la Repubblica è proclamata; e la mattina vegnente Goffredo può scrivere a Giuseppe Mazzini il Cesariano biglietto di tre parole: "ROMA. REPUBBLICA. VENITE". Il Mazzini era allora in Toscana, affaticato in vani sforzi con quei triumviri: forse temeva che a Roma lo sospettassero troppo sollecito dei primi onori, e rimase dell'altro in Toscana: finalmente si decise, e lento, a piccole stazioni, si avvicinò; a piedi, come un pellegrino, entrò in Roma per la porta del Popolo, nei primi giorni del marzo.
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