Della parte presa dal Bixio ai fatti di Genova ci diede la prima ed unica notizia il Lamarmora, nel suo libro: "Un Episodio del Risorgimento Italiano", dove, narrando le imprese condotte da lui contro la città ribellata, pubblicò un biglietto scritto la sera del 7 dal Bixio, in qualità d'aiutante del generale Avezzana, al comandante del forte di San Giuliano, credendo il forte ancora custodito dai militi del governo provvisorio, mentre già, per ispontanea dedizione del comandante, ne avevano preso possesso i regii. Prometteva il biglietto l'arrivo della divisione Lombarda da Chiavari; stessero dunque saldi, per proteggerne lo sbarco alla vicina spiaggia della Foce. Ma erano stati saldi i difensori al forte di San Giuliano, da levante, come quattro giorni prima erano stati saldi quelli del forte Belvedere, da ponente cosí la cerchia di ferro si era venuta stringendo, ed era omai fatta impossibile una efficace difesa(9). Quanto al Mameli, so ch'egli stette al fianco dell'Avezzana. Con lui fu anche una volta (n'ebbi ricordo da vecchi amici) sulla torre del palazzo Ducale, per ispecolar le posizioni occupate dall'esercito assediante. Di lassú guardando verso il colle degli Angeli, dond'erano, dopo la dedizione del forte Belvedere, apparse le prime schiere assalitrici, Goffredo ricorse certamente col pensiero al suo abbandonato Paolo da Novi, dove il tradimento dei passi montuosi al nemico era stato fatto di là per l'appunto. E quella era stata una trovata sua nell'orditura del dramma, non essendone traccia nella storia: ora la trovata del poeta era mutata in verità davanti agli occhi del milite.
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