Si veda soprattutto la materia tanto svariata dei quaderni, che intitolai: "Letture ed Appunti" perché essa ci dà lume di quanto leggeva, e delle cose lette annotava. In tempi che l'anima sua era già scossa e turbata da speranze prodigiose e da ansie febbrili, egli lèsse, meditò, poetò senza posa, toccando tutte le corde, o mostrando di volerle tutte toccare. Indole in sommo grado sensitiva, amò il bello in ogni manifestazione di esso, e avrebbe voluto abbracciarlo tutto, ma súbito, d'un primo abbraccio possente: onde la furia di chi, non avendo tempo davanti a sé, vuol vivere in un giorno tutta la vita affannosa e gloriosa del pensiero e dell'arte. In mezzo a versi tirati giú in fretta, per dare, non una forma, un segno all'idea prorompente, spesso con un tratto di penna accanto, o una croce, per indicare il difetto veduto e correggerlo poi, una serie di bei versi appare improvvisa, tutti improntati di flessuosa mollezza o di scultoria energia, che l'artefice piú diligente, piú paziente all'uso dei ferri apollinei, non tornirebbe i migliori. Questo pregio è già visibile per segni fugaci, ma certi, in quelle versioni dal l'Eneide, che non miravano a dare un nuovo saggio di traduzione, mostrando piuttosto nell'adolescente poeta il buon proposito di addestrarsi alla fabbrica del verso sciolto, col ritrarre in forme italiane la materia già elaborata con arte rara dal grande epico latino.
E i molti inni di guerra che scrisse, a concitazione degli animi nella gioventú del suo tempo!
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