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      Improvvisati anche quelli, sentono l'impeto di chi si prepara, sguainata la spada, a precedere i valorosi che la sua parola ha infiammati. L'antico Tirteo ne aveva scritti di molti, e li cantava a' suoi guerrieri, innanzi la pugna; cosí almeno si narra. Il nuovo li recitava fra gli amici, che voleva compagni; nelle popolari adunanze, che occorreva scaldare; nei teatri, per muover la gente agli aiuti. Ricordate l'inno "Milano e Venezia". Lo disse a Genova nel teatro Carlo Felice; lo disse a Roma nel teatro Apollo, sempre al medesimo intento di far pietosi i cuori, e pronti e larghi i soccorsi alla eroica Venezia. E laggiú, a Roma, una bella figliuola della Laguna gli fu singolarmente grata: amò il biondo poeta, la cui giovinezza pensosa somigliava a quella del Nazareno: e tremò per lui combattente alle porte; e andò, perduta d'amore all'ospedale dei Pellegrini, per visitarlo nel suo letto di dolore, per bagnare delle sue lagrime ardenti la mano di Goffredo morente. Che sorriso le avrà dato il giovine eroe, nell'ora che già sentiva fuggirsi la luce dagli occhi! Perché egli credeva nella bellezza; ma in quella che non abbatte gli spiriti del guerriero. "Ispirata e ispiratrice" era il titolo di una poesia di lui, quattordicenne, e principe di rettorica(16): e fu il pensiero, il sentimento, a cui si serbò egli fedele, come a tutti i suoi primi ideali di cittadino, di pensatore, d'uomo politico, infine.
      Ma è morto a ventidue anni, dirà qualcheduno; vorremmo vedere, da ciò che fu in tanta giovinezza, quale sarebbe diventato nella lunga e ammonitrice esperienza della vita.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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