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      Ma pensando tutto ciò, egli avrebbe anche detto a sé stesso: Un poeta politico, che è alla fin fine un apostolo, e che con alta voce ha predicato il suo verbo alle genti, non può impunemente far ciò che un oscuro legista o un semplice soldato potrebbe. Il poeta della Buona Novella, di Dio e il Popolo, e di Milano e Venezia, rimanga come pensatore al suo posto, e non vada a vergognarsi, piccolo legislatore in Gerusalemme, di aver tuonato in veste di profeta le sue fiere invettive da Dan fino in Berséba. Si è forse ingrandito, nel '48, il Berchet del '21? L'Italia ha potuto, e doveva, rispettare le convinzioni di lui, onestamente e liberamente mutate: ma ancora ha potuto dimenticare la oscura opera politica del deputato di Broni, ricordando con maggior reverenza il Romito del Cenisio, i Profughi di Parga, e Matilde, e Clarina; sí, anche Clarina, se pure non c'è piú da esecrare il nome di nessuno, per alta pietà di Gismondo. Cosí, credo, avrebbe detto il Poeta; e penso infine, per dir proprio tutto l'animo mio su questo proposito, che Goffredo Mameli, sopravissuto alle catastrofi del '49 e cosí giunto fino ai dí nostri, sarebbe rimasto un solitario nell'altezza sua, uno di quei bei solitarii che ci vogliono, come le montagne erette sul piano; anch'essi utili, in bello atteggiamento di statue, lasciando la cura delle cose piccole a noi che non sapemmo e non potemmo le grandi. Non repubblicano, ma vissuto accanto a repubblicani negli anni delle battaglie, ho sempre ammirati questi idealisti della grande vigilia, costanti nella loro fede, alla nobil maniera di Aurelio Saffi, che tutti me li esprime ancora al pensiero, nel tratto cortese e nell' austero contegno di tutta la vita.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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