Siccome un astro ignotoCh'erra ai confin del vuoto,
Non conosciuto e splendidoStraniero io viverò,
Insino a che, da morteSciolte le mie ritorte,
Al ciel rivolerò.
E là confuso all'aüraGentil di primavera,
Del Sol confuso al raggio,
Della cadente seraConfuso all'ombre tacite,
Ai zeffiri leggieri,
Quale un'aerea Peri
Per le notturne tenebreVagante, inneggierò;
Pei ceruli cristalliDel cielo, il canto ai balli
Degli astri accorderò.
Ma se è menzogna, l'animaOltre la tomba viva,
E ai roghi avari involisiDi mortal salma priva;
Ma se il pensier che m'agita,
Che fervemi nel seno,
È simile al baleno,
Che un solo istante tremuloSfavilla, e piú non è;
Se nell'estrema sorteNulla alla man di morte
Isfuggirà di me;
Talvolta a piè del saliceDiscesa, all'urna accanto,
Consola il freddo cenereColl'armonia del canto.
E alla tua voce angelica,
Memore della vitaLa salma inaridita
Fremerà ancora un cantico,
Agiterassi ancor;
E lieve fia la terraAll'urna che rinserra
Il giovine cantor.
IL GIOVINE CROCIATO(25)
CANTICA
(ad N. N.).
PARTE PRIMA.
I.
. . . . O giovinetta, innanziAl tuo sguardo divin tutto si pinse,
Il ciel, la terra, l'universo, in riso:
Pur di', te mai non lusingò la mestaVoluttà del dolore? Affaticata
Dal vagar lungo in bei sogni ridenti,
Non amasti talvolta anco raccôrtiIn una calma stanca, indefinita,
Che, abbenché dolce, pure al duol somigliPiú che alla gioia? Oh, s'hai gentile il core
Come il sembiante, tu il provasti. Or dunque,
Porgi pietoso orecchioAlla dolente istoria,
O cara, e d'una lacrimaConsola la memoria
Del giovine crociato,
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Sol Peri
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