Eppure,
Come se alcuno ci origliasse, leneCi uscía la voce dalle labbra: il volto,
Senza addarcene noi, s'era atteggiatoCome a un racconto di dolore, e il core
A lenti e pressi palpiti battea,
Simile a umore che compresso bolle.
E in quell'istante molti giorni io vissiAnzi, esaurirvi io mi pensai la vita,
E che l'anima mia, fatta piú puraNel contemplarla, dai corporei lacci
S'evaporasse. In quell'istante io tuttaL'ora solenne della morte intesi.
Però molto i' soffria, né m'avvedea;
Siccome il prigionier non sente il duoloDelle tese catene, allor che a forza
Al verone s'arrampica, e si beaNel sorriso del Sol, di cui tant'ore
Vedovato trascorse. Oh, veramenteIo desiai che l'universo intorno
Dileguandosi, sola ella restasse,
Ed io per vagheggiarla.
VIII.
Oh benedettaDi quella sera la memoria! Iddio
Mi plasmava al dolor. L'anima mia,
Innamorata dell'eterno vero,
Sdegnò le fole in che s'accheta il volgo,
Stancando, come l'aquila nel Sole,
Avido il guardo. Ah, invan, l'ali battendo,
Tentò levarsi a lui, però che il fangoA sé la tira; e sol s'ebbe il dolore
Dell'inutil conato, e del desío.
Eppure, ancor non maledí a sé stessa,
Né invidiò il fato della lieta turbaChe nel fango natío repe e gavazza;
Che il suo dolore ha la sua gioia anch'egli,
E grande, e non compresa.......
IX.
Altri s'inebrii d'altre gioie, o l'oreDi compre donne in fra le braccia inganni,
O fra i conviti e le vegliate danze,
O fra la speme di molt'oro. Al mioViver fia duce, fia sostegno e gioia,
Solo il sorriso d'un'Idea, nel voltoO l'idoleggi di gentil fanciulla,
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Sol Sole Idea
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