. . . Se non muti alla tua nave guida,
Maggior tempesta con forturtal morteAttendi per tua sorte,
Che le passate tue, pietre di strida.
Eleggi, omai, se la fraterna paceFa piú per te, o 'l star lupa rapace.
DANTE, Liriche.
DIVINO come il genio,
Sacro come il dolore,
Splendi a traverso i secoli,
Intelligenza e amore,
Filosofo e poeta:
In te memoria e meta,
Siccome in Dio, confondesiPassato ed avvenir.
Splendi. Pedanti ed Arcadi
Ti han sfigurato invano,
E preti e re. L'anàtema,
Che lancia il Vaticano
Ove la lupa ha il soglio,
È gloria in Campidoglio:
Santissimo battesimoDei vili il maledir.
Entro l'avel dell'Esule
Chiudeasi un seme arcano:
Isterilirne il germineNon fu in potere umano:
La sacra pianta nacque,
Come di grembo all'acqueIl favoloso vertice
L'ulivo sollevò.
. . . . . Manca una strofa(59).
La coltivò di lacrime,
La coltivò di sangue,
Nel suo dolor l'Italia,
Siccome al fior, che langueIn attendendo il Sole,
L'umida notte suoleVersar rugiada, e quercia
Quell'arboscel si fe'.
Sovra l'avel dell'Esule,
Sotto la sacra pianta,
Fede diventa il trepidoDesío dell'alma affranta
Si fanno eroi gl'ignavi;
Il gemito de' schiaviSi fa dei forti il fremito,
Si fa terror dei re.
Chi ha gli occhi veda: albeggia,
Da lungo attesa, un'Era:
S'alzi, e ritorni, l'Itala
Musa, alla sua bandiera;
Lasci i sbiaditi amori,
I meretricii fioriVenduti ai troni; vergine
Torni, pensando a Te.
Agli esitanti popoliIspiri la fidanza;
Al piede dei patiboliFavelli di speranza...
Ah, sulla patria lira,
Sacra d'amore e d'ira,
Freme una corda magicaChe tocca ancor non è.
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