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      Vinse, perché il martirio
      È una battaglia vintaCorrodesi al carnefice
      La man di sangue tinta:
      Spargesi, qual fecondaSovra la terra un'onda,
      Dei grandi il sangue; generaGli eserciti il martir.
     
      Sentite! il sangue germina:
      Son fieri i frutti suoi.
      Per le cruente sémiteBrulica il suol d'eroi.
      Stolto, non dir: "non credo;
      Io guardo e nulla vedo".
      Ah, corto gli occhi veggono;
      Interrogate il cor.
     
      Dal cener dell'Italia
      La nuova prole è uscita:
      Salve, sublime apostoloDel verbo della vita,
      Che il nuovo segno erranteStringi all'idea di Dante,
      Mentre che tenta Teseo
      L'antico gioco ancor.
     
      Volta al futuro, unifichiLe nostre genti sparte
      L'Itala insegna. AnàtemaA chi l'appropria a parte!
      A chi le appon le Chiavi
      D'ogni sciagura gravi!
      A chi ai tiranni credela,
      A chi non fida in sé!
     
      Sovra l'avel dell'esule,
      Sotto la sacra pianta,
      Fede diventa il trepidoDesio dell'alma affranta:
      Si fanno eroi gl'ignavi;
      Il gemito de' schiaviSi fa de' forti il fremito,
      Si fa terror dei re.
      DOLORI E SPERANZE(62)
     
      LEGGEVA un dí d'un Arabo,
      Che, mentre va smarritoPer le bollenti sabbie,
      Lunge travede un lito,
      E scuotersi una frondaSul mareggiar d'un'onda;
      La trista via dimentica,
      Le redini abbandona,
      Ed il cavallo spronaAlla ridente imagine
      Con rabido desir.
     
      Ma star gli sembra immobile;
      Chè il suo cammin si allunga,
      Quanto piú incalzi rapido,
      Quanto il corsier piú pungaFu un sogno del disío?
      O l'ha schernito Iddio?
      Tutto disparve!... GelidoStillò un sudor l'anelo;
      Contemplò a lungo il cielo,
      E il piano senza limiti;
      Stette, e mandò un sospir.
     
      Quella dolente istoria


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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