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      Io riscorrea piú tardo:
      Poi sulla muta paginaDimenticai lo sguardo;
      E inavvedutamenteSi disviò la mente,
      Come colui che, dèstosiA mezzo in sull'aurora,
      Pensa, e del sogno ancora,
      Come una tinta dubbia,
      L'orma il pensier serbò.
     
      E ripensai la facileSpeme dei primi inganni,
      Quando il disío, coll'ansiaAccelerando gli anni,
      Mi dipingea la vitaUn'òasi fiorita,
      E come un mago dociliIn lei mesceva a torme
      Mille soavi forme,
      Quali un poeta, o un angelo,
      Solo idear le può.
     
      Aveano un vel, ma l'animaQuasi squarciò quel velo:
      Parlavan lingue incognite,
      Ma ch'io sentii del cielo(63).
      Or le pensava, ed ora,
      Tenui, in balía dell'ôra,
      Mi consentían la tracciaDel divinato viso;
      E dei grandi occhi il risoSi dischiudea nell'etere,
      E delle guance il fior.
     
      Poi lusingava l'animaAnche un disío di gloria;
      E mi parea terribileSull'ali alla vittoria
      Fra il rombo della guerraTutta vagar la terra
      Poi di piú casti lauriBlandivami un disío;
      Esser poeta anch'io,
      Molto sentire, e vivereDi carmi e di dolor.
      L'ALBA(64)
     
      Tempus enim prope est.
      APOCAL.
     
      L'ALBA!... Là, sull' estremo orizzonte,
      Vedi un astro novello? FiammeggiaLa sua luce sul piano, sul monte;
      Già biancheggia, risplende, dardeggia...
      Salve, oh salve, bell'astro di speme!
      L'armonia, che nel petto mi freme,
      A te voli sull'ali d'amor.
      I miei dí, le mie notti vegliai,
      Attendendo il parer de' tuoi rai,
      Fra lo sdegno, fra l'ansia, e il dolor.
     
      I codardi diceanmi demente;
      Esultavan nel sangue i tiranni;
      Sull'Italia, calpesta, dormente,
      Dalle infamie contavansi gli anni.
      Parea giunta al novissimo giorno.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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