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      Ah, diceano, che senza ritornoLa sua gloria al tramonto chinò
      Dio confonda colui che dispera,
      Che diserta una vinta bandiera,
      Che nel fango si assise, e posò.
     
      Nelle vene agli schiavi si dèstaUn ardire, una vita novella.
      Oh, sorgete, levate la testa,
      Che la gloria, la patria v'appella,
      E frementi dai Teutoni avelliL'ombre inulte dei nostri fratelli...
      Vile quei che secondo verrà
      Trovò il brando, la Donna latina;
      Oltre l'Alpe gittò la guaina;
      Il suo passo là sol fermerà.
     
      Fuor del feretro armata s'affaccia;
      Ha trovato il valore primiero;
      Ritrovò la sua lucida tracciaDella gloria nel noto sentiero...
      Non ne sperser mill'anni le impronteL'elmo antico s'adatta alla fronte;
      Roma è sorta, davanti ci sta.
      Fremean vita le case dei morti,
      Esultavano l'ossa dei forti,
      Pur nel grembo all'eterna Città.
     
      Si levò dal suo letto di spine;
      Dalla croce nefanda si scosse;
      Meretricio ornamento del crineLa tïara per sempre rimosse.
      Via, l'antica baldracca, che ardíoDirsi al mondo la sposa di Dio,
      Prostituta al Tedesco, ed ai re!
      Ove venda un osceno vegliardoSangue e Cristi con labbro bugiardo,
      Roma eterno mercato non è.
     
      Oltraggiato con preci esecrande,
      Invocato su altari non suoi,
      Per tanti anni, lo spirto del grandeCrocifisso è disceso su noi:
      Benedisse le sante bandiere,
      Dei redenti le impavide schiereStrette insieme in un patto d' amor.
      Ha l'Italia gli antichi peccati,
      Col servaggio e nel sangue lavati,
      Espiati con lungo dolor.
     
      Se versò su di noi la sventura,
      Benedetta la mano di Dio!
      Benedetta la nostra sciagura!...
      Solo il pianto cosparse l'oblio


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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