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      Allora mille vociPer giubilo feroci
      Illusi ci garrîr.
      Ma colla fede in coreAlzammo il guardo impavido;
      Nel mezzo del terroreCredemmo all'avvenir.
     
      Quando dispersi ed esuliPiú ci provò sventura,
      Privi di refrigerio,
      Erranti alla ventura,
      Pensando alle battaglieIndarno combattute,
      Ai giuri, ai sacrilegii,
      Alle spemi cadute,
      Ai palchi, alle ruine,
      La corona di spineSul capo ci posò.
      Ma nel pensiero affrantoDio favellò; col secolo
      Non patteggiammo; il piantoNell'opra si mutò(66).
     
      E della prova il calice,
      Che allontanar tentammo,
      Sino all'estrema fecciaSereni tracannammo;
      E dalla nostra croceEscí l'arcana voce
      Che i cori penetrò.
      La terra, inariditaNel sonno di tre secoli,
      Sentí la nuova vita,
      Ed a pugnar s'alzò.
     
      E i credenti spiegaronoIl lor vessillo al vento,
      E i tiranni sentironoL'altissimo sgomento;
      E come il vil che tremaUdiron l'ora estrema
      Sul capo lor suonar:
      E la nostra bandieraLiberamente altera
      Fu tolta dalla polvereE posta sugli altar.
     
      Inno al Signor dei liberiChe i popoli a sé chiama,
      Che i cor non vili suscitaE stringe in una brama.
      Ti calunniâr, t'irriseroI sacerdoti tuoi
      Nel fango, nella polvere,
      L' imagin tua non vuoi.
      Né i popoli e le gentiDesti in trastullo ai re.
      Cogli oppressor non stringiInfame patto in terra:
      Gli inni che a lor fan guerraTornano belli a Te.
     
      Noi che la vita in premioDonammo alle lor scuri,
      Ai tristi eventi immobili,
      Nell'avvenir securi,
      Crediamo in Te, snudandoPer la battaglia il brando.
      Signor della vendetta,
      Tu la battaglia affretta:
      Allora sulla terraIl regno tuo verrà;
      Fulgido come il sole


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446