L'han corrosa le teste dei forti;
Ma son noti i spergiuri dei re.
Al carnefice scivola il piede;
Chi tradisce non trova piú fede;
Via di scampo per loro non è.
La caterva dei Siri era assisaA una mensa; e la mensa posava
Sovra schiavi, e di sangue era intrisa;
La caterva mangiava, mangiava.
A' suoi fianchi eran donne vezzose;
Sulle fronti eran serti di rose,
E il banchetto molt'anni durò.
Ora accadde che udissi un bel giornoUn ignoto rumore d'intorno,
E l'un d'essi un donzello chiamò;
E gli chiese che fosser tai grida.
- "Alla porta v' è un popol" - rispose -
E il rumore è il suo pianto" - "Si uccida".
E pensò, fra le donne e le rose:
- "Oh che noia egli è un popol che geme!" -
- "Alla porta v'è un popol che freme". -
- Ed il Sire stupito s'alzò.
- "All'istante quel popol sia morto!" -
- "Alla porta v'è un popolo insorto" -
Ed il Sire: "Si uccida" gridò.
E quel giorno fu grande quiete;
Ed il mondo sembrò un cimitero.
Ed i Siri alle mense piú lieteRitornâr col sorriso primiero:
E dicean: regna ovunque la pace.
Sciagurati! quel dì fu fugace;
E il domani tremendo spuntò.
Ah, gli uccisi non eran ben mortiFra la polve, fra il sangue dei forti,
Dio la vita e la forza serbò.
Non è un popol che batte alle porte;
Son migliaia di popoli armati.
Dalla morte côrrete la morte;
Questo è scritto nel libro dei fati.
Sangue, sangue voi sempre volete;
Ecco il vostro, bevete, bevete.....
Benedetta la man del Signor,
Che ha permessa la giusta vendetta,
Che ha vibrata la santa saetta,
Che ascoltò degli oppressi il dolor!
Ei le genti alla pugna ha condotte;
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Siri Sire Sire Siri
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