Tremi ornai, che l'Italia col pié
Franse il trono dei Papi e dei re.
Viva l'Italia
MILANO E VENEZIA(80)
INNO
recitato a Genova nel teatro Carlo Felice la sera del 16 settembre 1848.
LÀ, fra le rive adriache,
Vive una gran Mendica:
Di lei stupende glorieDice la storia antica.
Poi, nel comun servaggio,
Pianse del nostro pianto:
Poi, l'empio giogo infranto,
Coll'universa Italia
Levò la fronte oppressa,
Discese in campo anch' essa;
Ed or che i re tradirono,
Sola nel campo Ell'è.
Dio la difenda e il Popolo,
Se l'han venduta i re.
Narro una turpe istoria:
V'era una gente schiava,
Che un dí s'alzò terribileE i suoi signor fugava.
Era una sol famiglia;
Ma aveanla da molti anniDivisa i suoi tiranni.
Or, poichè surse, stringersiGiurava ad un sol patto
Pegno del suo riscatto,
Farsi una sola, e libera,
In Dio fidando, e in sé.
E Dio l'ha salva e il Popolo;
Ma poi si diede ai re.
Ed ecco, ahi stolta Italia!
Le furo tosto accantoCerti bugiardi apostoli,
Che avean di saggi il vanto.
Recavan seco un idoloFatto di fango; l'ara
Era una vecchia bara.
E quei bugiardi dissero:
Morte a chi non s'atterraAll'idolo di terra!
Viver non può l'Italia,
Se non gli cade al pié.
Dio la difenda e il Popolo,
Vogliono darla ai re.
Ella ha creduto, misera!
A quei bugiardi preti.
Si curvò innanzi a Belial,
Lapidò i suoi profetiCh'ivan gridando: l'idolo
Fatto è di fango, l'araEll'è una vecchia bara;
Guardate, v'è un cadavereD'altri che gli ha creduto,
D'altri che fu venduto . . . .
Ma la delira Italia
Volle cadergli al pié.
Dio la difenda e il Popolo,
Ella ha creduto ai re.
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