Io le tue labbra trepidoSfiorai... Pur di quell'ora
D'ebbrezza la memoriaDi lui men cara ho ancora;
Ché non è piú quel bacioChe un sogno che passò.
da BYRON(87).
VI(88).
- La sua voce nell'anima mi scendeSiccome l'inno d'una Peri; è voce
Della figliuola dell' amor, piú caraDell'istessa sua madre. Oh, nel suo aspetto
Il vecchio padre s'abbandona ancoraAi dolci sogni della speme! Oh, sempre
Grato mi giunge il tuo gentile aspetto,
Qual del nòmade errante all'arso labbroIl mormorar del rio, che si distende
Pei sempre arsi dal sol campi di sabbie,
E gli ridona col suo umor la vita.
Tale a me sei; né peregrin giammaiPer la sua vita sciolse voto a Mecca,
Col cor ch'io 'l sciolgo per la tua. Dall'oraChe prima il Sole ti sorrise, sempre
Ti benedissi, e benedico anch'oggi. -
Bella come la donna che sorriseAlla serpe ingannevole, di cui
Il germe in seno già portava alloraChe primamente fu sedotta, e poscia
Altri sedusse alla sua volta; bellaSiccome un sogno giovanil, che ahi troppo,
Troppo presto dilegua, allor che il duoloIn lui s'addolcia, e sul tuo sen ti pare
Il battito sentir d'un cor che amasti,
E il fior, che in terra già perdesti, lietoDi piú molli profumi in ciel vagheggi
(Dolce è quel sogno, dolce al core, quale
È la memoria d'un'amata estinta;
Non altrimenti che il primier sospiro,
Puro siccome d'un fanciullo il prego)
Tal del vecchio Visire era la figlia.
Egli l'accolse con sugli occhi il pianto,
Ma non col pianto del dolor.
GiammaiTu non provasti, ché favella umana
Non ha un accento sí gentil, sí caro,
Ch'esprimere il divin raggio ti possa
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Peri Mecca Sole Dolce Visire
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