Il suo mesto dimando ripetea.
Qual chi smarrí una cosa cara, anch'ellaSfogava il cor chiedendone alla gente,
Benché non ne sperasse aver novella.
Era un Austriaco! . . Io la guardai, tacente,
Con un sorriso; e una parola amaraRapida balenommi nella mente . . . .(103)
XX.
LA BATTAGLIA DI MARENGO
CANTICA(104)
I.
Oh, vedete! i cervi imbelliCongiurato assalto han mosso
Al lion che arnuffa i velli.
Mentre pugnava nell'Egitto, inteseL'Eroe le grida del materno affanno.
Guardò la Francia, e l'Italo paese . . .
L'uno è in catene, e l'altra in mortal danno:
L'Austria coll'armi e il traditore Inglese
Col rapito oro strignela, e l'ingannoTeme ella già l'ora fatal vicina
Che di ceppi circuí la Cisalpina.
Bonaparte fremette. Il vinto Egitto
Abbandonato, si commise al vento:
Tentò invano impedire il suo tragitto,
Signore dell'instabile elemento,
Il Britanno fellon duce, all'invitto:
La vittoria il precede e lo spavento.
Varca secura il liquido sentieroCarca la nave del fatal guerriero.
II.
Apriti!
all'Alpe ei disse; e l'Alpe aprissi,
E tremò dell'Eroe sotto le piante.
MONTI.
Ei viene, il Sir delle battaglie, ei vieneDella patria udí il grido, e avventurosse
All'onde infide. Nella destra ei tieneL'Egizie palme d'ostil sangue rosse.
Sentí all'ardor che le cercò le veneDell'Eroe la presenza, e si commosse
La Francia, e gli gridò: "Vendica il sangueMio, se il prisco valore in te non langue.
All'armi, all'armi ei la chiamò. La voceDel grande, quasi in polvere scintilla,
Corse, volò dall'una all'altra foce.
Già ognuno è in armi, e in ogni volto brilla
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