L'agitato nel core ardor feroce.
È in armi ogni cittade ed ogni villa,
E va dietro al Guerriero, che s'affacciaAll'Alpe, e calca la già nota traccia.
Al nitrito dei fervidi cavalli,
Ai tamburri guerrieri, ed ai ruotantiiOrridamente ignivomi metalli,
Le ignote rispondevano echeggiantiBianche d'eterna neve alpine valli.
Numero immenso di cavalli e fantiScendeva intanto per quell'aspra via
A liberar l'amica Lombardia.
III.
In eterno verranno alli due cozzi.
DANTE
Due guerriere d'acciar folgorantiVêr l'Italia protendon la faccia.
Dalle vette dell'Alpi minacciaL'una, e ha i fasci, terror dei regnanti;
Ed all'altra terribil gridò
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .(105)
Trema!
E i gigli e il serto le accennaChe nel fango poc'anzi calcò.
Qual gigante, dell'Austria la donnaSiede immensa sui campi Lombardi,
E disfida, superba ne' guardi,
Quanti vede di Senna e Garonna
Congiurati a' suoi danni venir;
E par dica superba: Tremate,
Qui vi attendon terribili armate,
Non il barbaro Egitto, o Abukir.
IV.
Dall'un polo e dall'altro nembi gravidiDi procelle e di folgori discendono:
I coloni tremanti in loro intendonoGli sguardi pavidi.
Par che a tanto furor taccia atterritoDei candid'astri sul virgineo viso
Quel che splende di Dio almo sorrisoNell'infinito.
V.
Il giorno, o forti, della pugna è giunto,
Il giorno è giunto che il Tedesco alteroDi vergogna far dée, di duol compunto.
Stolto! che arrestar volle in suo pensieroIl giovine lïone, e non sapea
Ch'egli sbrana chi intoppa al suo sentiero.
Mentre la Franca gioventú spargea
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