Dell'empio Egitto sull'arene ardenti
Il suo sangue, ei vilissimo scorrea,
Sua compagna la strage, le ridentiItale valli: riboccâr gli avelli
Di sangue, e i fiumi e il mar ne andâr cruenti.
Ed egli osò levar suoi prieghi felliD'in su l'altare d'atro sangue intriso,
Del sangue intriso dei vostri fratelli!
Prece che dell'Eterno innanzi al visoIn bestemmia si cangia, acciò sí rie
Non offendan preghiere il paradiso.
Pavide intanto dell'estremo dieE del turpe Alemanno, le Francesi
Vergini pianser colle madri pie;
E invocâr meste voi, voi che in paesiEsterni pugnavate. I loro gridi
Furo dai prodi e non indarno intesi.
Voi correste, volaste ai vostri lidi,
E splendea sull'antenna del naviglioLa giurata vendetta degli infidi.
Oh, tronca i vanni e priva dell'artiglioFia che si penta l'aquila grifagna
D'aver lasciato il gelido coviglio!
E intenderà che a gente di Lamagna
Mal si conface l'Italo paese,
Che sol frutta per loro onta e magagna.
Meglio fora per lei l'avere inteseLe lezïon che un giorno Barbarossa
In questi luoghi con suo danno prese:
Che non avría col suo furor commossaL'Europa, e non avría l'Ausonia terra
Col Reno fatta di suo sangue rossa,
Con sí penosa e sí nefanda guerra.
VI.
Disnudate le fulgide spade,
Agitando sul capo i cimieri,
Già discendon gli avversi guerrieriA pugnar sulle belle contrade:
Già alla pugna le trombe chiamâr.
Voi chi siete? Qual dritto vi menaA solcar coi sonanti cavalli
Questi campi, quest'Itale valli,
A turbarne la quete serena? . . .
Ah, v'intendo; additate l'acciar.
VII.
E mitre e gonne, e ciondolini, e suono
| |
Egitto Eterno Alemanno Francesi Lamagna Italo Barbarossa Europa Ausonia Reno Itale
|