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Si appresentasse alcuno, e gli dicesse:
Voi non siete che stolti, che ingannati,
Turpemente ingannati, Paolo, Paolo
È un traditor", credi tu forse ch'egliGli credería? che nella prima ardenza
Di sua speme e fiducia egli vorrebbeConfessarsi non esser che una turba
D'ingannati e delusi? essere il toro,
Che carico di ciondoli e di fioriAll'altar corre altero, ove l'attende
La scure e il sacerdote? Ei non vorrebbeCrederci, o Pansa; ei nol vorrebbe. E quando
Alcuno gli dicesse: "ecco la prova",
Sai, sai tu che faría? Con una mano,
Per non vedere copririasi gli occhi;
Coll'altra mano. . . . . .
Per non dover veder ci strozzerebbe.
Ei temerebbe troppo un disingannoDoloroso e crudele; egli farebbe
Come il fanciullo che di notte temeDi vedere il fantasma, ed egli chiude
Gli occhi, ché il non conoscere e il non essereFan nell'alma un effetto stesso, e ancora
Egli non li discerne. Oh, quei che tentaIl torrente rigonfio, annega; e quei
Che il ribasso sa attenderne, lo guada.
Cosí le turbe. Attender ci convieneChe questo primo entusiasmo per Paolo
Venga meno, e presto. . . . . .
Lo verrà, perché è grande; e allora è il tempoDi svelarlo, l'infame. Intanto abbiamo
Chi lo vegli da fianco, chi ci avvertaD'ogni suo passo, per poterne a tempo
Prevenire i disegni.
(La scena si va più e più assiepando).
VERRINA.
Alcun s'appressa:
Separiamci per ora. Ad altro tempo,
O Pansa, il rischiarar questo mistero.
Se è un tradimento, v'è un pugnal per Paolo:
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Paolo Paolo Pansa Paolo Pansa Paolo
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