(Un momento di silenzio)
Gastone, ascolta; tu nasci d'infidoEd odïoso popolo; ma godi,
Che il lungo carcer tollerato, e il lungoOdio de' tuoi, ripudïar ti fênno
La tua barbara patria. Ah, nel lavacroDel dolor ogni colpa si cancella;
Ed ei solo potea dalla tua fronteLa natia macchia cancellar. Fratello,
Se non di patria, a me sei d'odio: e fortiSon dell'odio i legami: e mi son sacri
Come i legami dell'amor. Ti affidoGrave cura, o Gastone. Tu di Giulo
Alla corte n'andrai. Un'altra voltaEi scuoterà colle man sacre l'urna
Delle sorti del mondo. In fondo, e molto,
Della grand'urna sta la nostra; e vuolsiMolto agitarla perché venga al colmo.
Dàgli il suo foglio, e digli che si tengaLe sue promesse, e che se ogni altro ch'egli,
Cui mi legan d'Italia le speranze,
Fatta m'avesse tal parola, toltaL'avrei siccome grave ingiuria.... E soglio
Vendicarle, le ingiurie. A ciò ti scelsi,
Perché, straniero, puoi veder le coseCon occhio piú tranquillo. Ma se alcuno
Di noi col Papa me trattar sapesse,
Tosto facilmente sospetterebbe(109).
Amor di libertade è amor geloso,
Siccome amor di donna.
(Toglie da uno scrigno varie carte. Primagliene dà, un plico: e poi un altro glielo dà
con disprezzo).
Gliel rimando.
Sino al Senato accompagnar mi vuoi?
Ti parlerò tra via.
GASTONE.
Vengo.
PAOLO.
Teresa,
Addio! Tu intanto per la patria pregaIn questi istanti perigliosi. E quando
Non esaudí l'Eterno la preghieraDegli angioli?
TERESA.
(con voce bassa, in modo che non sarà intesada Paolo, già escito)
Quand'essi eran cadutiGià nella colpa.
GASTONE.
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