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      (che sarà rimasto indietro) O mia diletta! Addio;
      Amami intanto. Io tornerò fra breve.
      (le stringe la mano, ch'ella gli abbandonamacchinalmente).SCENA III.
     
      TERESA sola.
     
      TERESA
     
     
     
     
      Ah, Paolo è grande; Paolo è grande tanto,
      Che non lo arriva il mio concetto; ed io...
      Io lo tradisco. Nella sua presenzaSento un rimorso, una vergogna... oh, quante
      Donne mai uomo già tradîr, e moltiGià ne tradir, non ne provâr l'eguale.
      Oh, tradir Paolo è cosa infame; io 'l veggo,
      Io lo sento nell' alma. Ma che giovaIl baratro veder in cui sprofondi,
      Se vi sei spinta? Oh Dio, io m' abbandonoAlla corrente che mi porta. Un giorno
      Conto men chiederai qual d'una colpa:
      Ma che colpa n'ebbi io, se la correnteFu piú forte di me?
      (si appoggia, assorta nei suoi pensieri, al balcone).SCENA IV.
     
      PANSA, VERRINA e detta,
     
      VERRINA.
      (entrando, a Pansa, come continuando un discorso)
      Fu una menzogna.
      PANSA.
      E forse vero; forse anch' io fui trattoNell'inganno. Ma... pria... ponderar giova.
      VERRINA.
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
      E ancora certo non ne sei! PromiseDarti quel foglio.... e dartel nol potea,
      Ché quel foglio non era... A Paolo io vegnoLa discolpa dal suo labbro ne udrai.
      O Paolo, o Paolo, io gli dirò, perdonaSe dubitai di tua fede un istante.
      Io stesso, io stesso ne farò vendettaSul vil che ci lusinga e ti tradisce;
      Gli pianterò colla mia man nel coreQuesto pugnal... Avrò ribrezzo ed onta
      Di macchiarlo con sangue cosí vile.
      Ma quei che il sangue risparmiar volesseDei vili Franchi, uccideriane pochi.
      Dobbiam lasciarci rodere dai vermiPerchè son vermi e li sdegniam?
      PANSA.
      (guarda Teresa, e trasalisce) Sempr'essa


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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