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      (fra sé) Ah, tu il demone sei, tu, che mi guidiNel cammin dell'infamia. (forte) Ah, Paolo deve
      Essere un traditor, lo deve.
      VERRINA.
      Or oraLa discolpa ne udrai dalla sua bocca.
      (a Teresa, che sarà rimasta immobile, assorta,
      allo stesso luogo)
      Paolo è in casa, madonna?
      TERESA.
      (si scuote) (fra sé) È dunque.... è dunqueL' angiol del mal che sempre mi ripete
      Questo nome all'orecchio? questo nome,
      Che mi echeggia nell'anima siccomeUn funesto ricordo?
      VERRINA.
      Paolo è in casa?
      Io vi chieggo, madonna.
      TERESA.
      E che v'importaA voi, di Paolo? Sempre Paolo, Paolo
      Ad ogni istante sempre ognun ripete.
      Altra parola sulla terra dunqueNon si sa profferir? (parte)
      (Verrina resta stupito)
      PANSA.
      Del lungo duol che l'anima divoraNon io mi lagno: la mia vita Iddio
      Sparge talor anche di gioia.
      SCENA V.
     
      GASTONE e Detti.
     
      GASTONE.
      (entrando) Addio.
      Volea venir di voi fra breve in traccia.
      VERRINA.
      Ed io pur ti cercava.
      GASTONE.
      E per l'istessaCagion, forse?
      VERRINA.
      Non credo.
      GASTONE.
      Gravi coseHo a dirti.
      VERRINA.
      Ed io anche piú gravi.
      GASTONE.
      E quali ?
      VERRINA.
      Ti volea dir che te compresi, e i viliRaggiri tuoi; che l'ultima fïata
      Che menti è questa, e ch'io farò tra pocoSu te vendetta del dubbiar mio breve.
      (trae il pugnale)
      Muori, o Francese!
      GASTONE.
      (si ritira, evita il colpo, e gli 'pone tra maniun foglio)
      Sia; ma prima, leggi!ATTO TERZO.
     
      La scena è sempre la stessa(110).
     
      SCENA I.
     
      GASTONE Solo.
     
      GASTONE
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
      Ecco che il seme ch'io gittai, con lungaFatica coltivai, fiorisce. Il Pansa
      Ed il Verrina abbandonaro il campo,
      Aprir l'adito ai nostri. Eppur costoro


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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