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      (Trae un pugnale e lo pone sul tavolino ; quindisguaina la spada).ATTO V.
     
      La scena è in una prigione, formante varii atrii. In uno di essi sarà il Pansa, presso il cadavere del Verrina.
     
      SCENA I.
     
      PANSA solo.
     
      PANSA.
      (togliendo il pugnale dal cadavere del Verrina).
      Non io sul palco salirò. Gli è il vileChe trepidante sovrastar si vede
      Una morte nefanda, e non ha il coreDi prevenirla d'un istante. Un vile,
      Io non lo sono, no. Questa parola,
      Che da tanto nell'anima mi echeggiaCome il ricordo d'un delitto, mia
      Non è; fra poco lo vedrem. Da fortePur io saprò morir. Da forte! io!
      E perché no? Per la mia patria il sangueAvrei sparso, ma non per un tiranno.
      Ma... sparger nol voll'io per un tiranno,
      O non... per Paolo? E che ciò importa? PaoloEra un tiranno, o lo credeva io tale.
      Ma lo credea davver?.. o lo voleaCercar di creder, per non confessarmi
      Che io tradía un generoso? Non sentivaUna voce nel cor che mi dicea:
      No, non è vero, né tu stesso il credi;
      Altro è il pensiero che ti muove, e il sai?
      O Teresa, o Teresa, in quell'istanteChe tu per Paolo mi sprezzasti... allora
      Tu non sapevi di condurmi a tale,
      Che saría giunto il dí che non avreiArdito in seno immergermi un pugnale,
      Che avea sentito i battiti supremiDel cor d'un generoso. Col mio sangue,
      Ah no, non posso profanarlo. Io debbo,
      Debbo morir sul palco, come... un vile(113).
      (Getta il pugnale: resta come assorto, colla testafra le mani. Entrano due carcerieri, che vanno
      visitando le inferriate).SCENA II.
     
      DUE CARCERIERI e detto.
     
      PRIMO CARC.
      Vi hanno dunque da chiudere un lione,


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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