Il giuro.
II TRIBUNO.
Il giuro.
(Gli altri pongono un dopo l'altro la manosull'Evangelo. Il Doge parte: molti lo seguono.
Si avanzeranno verso la scena i due Tribuni,
parlando fra loro).
SCENA II.
I due Tribuni.
VERRINA.
È impossibil, ti dico. E chi potriaLe parole piú sante, anzi il cospetto
D'un popol che ti grida e doge e padre,
Mentir, mentir con volto imperturbato?
(con dolore)
Oh, ti ripeto, è una calunnia.
PANSA.
E quandoVedrai degli occhi tuoi stessi l'infame
Patto, dal Papa di sua man vergato,
Nol crederai neppur?
VERRINA.
Allora, certo,
Forza mi fia; ne avrò dolor, doloreMolto crudel, ma il crederò. Ma questo
Patto è una fola.
PANSA.
Or dianzi, tra brev'oraDarmel promise.
VERRINA.
Ebben, da che Dio vollePormi tra i vili, sarò un vile anch'io.
La patria mia difendere col sangue,
Non scambiarle il servaggio, giurai. S'oggiUn'altra volta a Genova un tiranno
Destina il ciel, sia un straniero... MeglioS'odia e con men dolore uno straniero,
Che un Italiano. Io son che debbo ai Franchi
Il passaggio vietar... Se il tradimento
È vero, allora aprirò ai Franchi il passo.SCENA III.
In casa di Paolo. È la notte, serena, stellata.
TERESA canta: PAOLO le è presso.
TERESA.
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PAOLO.
Dolce e divin sulle tue labbra il canto;
Bello il sereno della notte, e il risoDelle tremule stelle. Eppur quel riso,
Ah, non è il riso della gioia! In coreCome un presagio di dolor mi scende.
Quando ne miro il verecondo raggioChe l'angelico volto t'inargenta
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