Gli parlava; e tra me poscia volgendoQuell'intricato suo parlar contorto
Ch'io, non uso a mentir, io non conosco,
E di cui sdegna mai vestirsi il vero,
Questo mister compresi. Egli è un venduto,
Che mangia il pan di Paolo, e lo calunnia.
Sua Maestà Cristianissima ama meglioVincerci coll'astuzia che coll'armi.
Vi è piú prova d'ingegno! A Paolo io vengo.
O Paolo, Paolo, gli dirò, perdonaSe dubitai di tua fede un istante
Fra poco io stesso ne farò vendettaSul vil che ti lusinga e ti tradisce;
Gli pianterò colla mia man nel coreQuesto pugnale. Avrò ribrezzo ed onta
Di macchiarlo con sangue cosí vile;
Ma quei che i vili risparmiar volesse,
Ah, di Francesi uccideriane pochi.
Dobbiam lasciarci rodere dai vermi,
Perché son vermi, e li sprezziam?
PANSA.
(Scorge Teresa, e, trasalisce) (tra sé) Sempre essa!
Ah, tu il demone sei, tu che mi spingiNel cammin dell'infamia. (forte) Paolo deve
Essere un traditor; lo deve.
VERRINA.
Or oraLa discolpa n'udrai dalle sue labbra.
(a Teresa)
Paolo è in casa, madonna?
TERESA.
(tra sé) È dunque, è dunqueL'angiol del mal, che sempre mi susurra
Questo nome all'orecchio? questo nomeChe mi echeggia nell'anima, siccome
Un suon triste di morte?
VERRINA.
Paolo è in casa?
Io vi chieggo, madonna.
TERESA.
E che v'importaA voi di Paolo? Sempre Paolo: Paolo
Ognun ripete. Altra parola adunqueNon si sa proferir che sempre Paolo? (parte)
PANSA.
Del lungo duol che l'anima mi voraNon io mi lagno; la mia vita Iddio
Sparge talor anche di gioia.SCENA VII.
GASTONE e Detti.
GASTONE.
Addio;
Volea venir di voi tra breve in traccia
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