La prima volta ora lo imprendo appieno,
Essere infame che vuol dire. Il core,
A generosi palpiti sol uso,
Ora mi batte di timor. Fuggiamo,
Ah sí, fuggiamo, fuggiam lungi molto;
Una terra cerchiam, u' non si parliDi patria, u' non si parli di Francesi!
Oh, questo nome prima mi faceaFremere d'ira, ed ora di vergogna.
Ma che vaneggio? Dalla nostra testaForse l'infamia scuoterem fuggendo?
Parmi aver scritto sulla fronte: "È questiChe tradí la sua patria"; il mio delitto
Ardermi in fronte io sento, qual Caino
L'anàtema di Dio.
GASTONE.
Ma perché tantoDisperato timore? La tua fuga
Forse potría gradire il Sir, siccomeRiverenza alla sua sacra persona?
PANSA.
Forse tu ignori che ci sgiunge l'Alpe
Dal tuo suolo, o Francese? E tu vorrestiCh'io ponessi la mia vergogna a prezzo,
E le catene della patria? A tantoGiunto non son sinor; andrò ramingo,
Maledetto da' miei, mangiando il paneDel mio sudor, ma non il pan Francese.
Tanto orgoglio, tra noi, resta persinoAi traditor. Ma a te, straniero, io parlo
Parole che non puoi comprender.
GASTONE.
(tra sé) PocoDa insultarmi ti avanza.
PANSA.
Ancor non giungeVerrina! Eppure, quasi albeggia il cielo...
E tu la fuga hai preparata, comeFummo d'accordo?
GASTONE.
Alla vicina spiaggiaFuor delle mura già un battei ci attende:
Anderemo in Romagna.SCENA III.
VERRINA e Detti.
VERRINA.
Forse tardiVenni al convegno: ma son giunto or ora,
Per obliqui sentier tenendo via,
Onde evitar l'armi Francesi.
GASTONE.
E comeAndar le cose in Ventimiglia?
VERRINA.
In nomeDi Dio, deh non parlarne! Il cor mi scoppia
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