D'ira anche adesso, nel pensar ch'io vidiApprossimarsi il re Francese, senza
Poter di nuovo ravvivar l'anticaTra nostre spade conoscenza, i miei
Soldati io stesso trascinar dovendoNegli amari, e per me nuovi, di fuga
Passi. Ma pur lo fči: m'era piś gratoCiņ, che far dono a Genova d'un nuovo
Medici. Oh, infausto veramente il giornoChe sui campi Pisani credei pria
Poter pugnar per la mia patria, e venniA perdervi l'onor, che col mio sangue
In Toscana comprai?... Tra strada intesiPerņ, che qui si menār ben le mani.
PANSA.
Sui terrapieni presso al mar, tre volteDella intera Francese oste l'assalto
Paolo sostenne.
VERRINA.
E che ne accadde poscia?
PANSA.
Morķ nel campo, l'armi in mano.
VERRINA.
Č morto?
Paolo da Novi ? Ma il sai certo?
PANSA.
Certo.
VERRINA.
Ma non č giusto, Iddio. Egli si poseNel cammino dei vili, ed alla meta
Riescķ dei generosi. E io mi posiNel cammino dei prodi, ed alla meta
Riescii dei vili.
GASTONE.
(guarda alla finestra) Ma le vie son pieneDi drappelli francesi; non v'č tempo
Da perdere. Di poco io vi precedoVoi tra mezz'ora fuori delle porte
Raggiungetemi. Il nostro escire insiemePotria notarsi ed eccitar sospetti.
VERRINA.
Addio; fuor delle porte, tra mezz'ora,
Ci rivedrem. (Gastone parte)SCENA V.
VERRINA, PANSA.
VERRINA
(alla finestra). Per Dio, le vie son pieneDi drappelli nemici.
PANSA
(seduto). Opera nostra!
VERRINA.
A implorar grazia al vincitor, tremanteCorre il popolo in folla.
PANSA.
Opera nostra!
VERRINA.
Sul palazzo Ducale ondeggia al ventoIl vessillo francese.
PANSA.
Opera nostra!
Maledizion, maledizion tre volte
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