.......(162). Però tacerò, sí per esser cose a tutti note, sí per non poterle qui noi discutere liberamente, delle cause che ci condussero ad avere armi cittadine, maggior larghezza nel vivere e nel parlare; che atterrarono gl'intralci doganali, e se non ci diedero la vita degli altri popoli civili, ci tolsero dall'essere governati precisamente come i Cosacchi.
Però, quanto sono maggiori i mezzi che noi abbiamo tra mani, tanto sono maggiori i nostri doveri. Primi tra questi sono, il proclamare apertamente, lealmente, con tutto l'ardire che dà la coscienza della verità, i proprii principii, poi l'attuarli per quanto è in noi. A compiere il primo dei suddetti obblighi, ci siamo accinti all'opera del presente giornale. Nel porvi mano, noi abbiamo piuttosto interrogata la nostra volontà che le nostre forze; e in questi istanti in cui tutti sono chiamati all'opera dalla gravità de' casi, il peritarci e il calcolare le nostre forze piuttosto nell'ozio che nell'azione, ci sarebbe sembrato anzi viltà che modestia. Una grande ora suonò, ed ognuno deve raccogliersi sotto la propria bandiera. Per quanto ei valga, quando egli faccia quanto è in lui, egli ha compiuto il debito suo. E questo ci basta.
L'idea d'Indipendenza è accettata generalmente da tutti. Però la controversia non cade che sui modi di acquistarla, e poscia di applicarla alla nazionalità. In quanto a noi, crediamo che la superiorità che accerta l'esito alla nostra causa, consiste precipuamente nell'idea d'indipendenza. Scriveremo sulla nostra bandiera una parola che abbia un'eco in tutti i cuori d'Europa.
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