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      Però la questione è questa: si deve presentare una supplica al re di Napoli?
      Ora, essendo necessariamente pubblica, questa qualsiasi supplica che ci si proponesse, non si potrebbe riguardare come solamente diretta a Ferdinando II: però, oltre al calcolare quale influenza potrebbe aver sovra di lui, è d'uopo tener conto dell'influenza che avrebbe sul popolo Napoletano, sull'opinione dell'intera Italia, e dell'Europa. E anche prima di ciò, convien gittare almeno uno sguardo sulle attuali condizioni di quelle provincie.
      Sin dalla caduta di Napoleone Bonaparte, la Romagna e le due Sicilie si agitavano in una quasi permanente insurrezione; quando, alle prime parole di riforme che pronunciava Pio IX, il popolo Italiano accettò volenteroso questa parola di riforme, pronunciata sotto alla bandiera dell'Indipendenza Nazionale, mostrando cosí di esser pronto ad entrare in qualsiasi via, purché conducesse all'incarnazione dell'idea Italiana. Allora i Napoletani offrirono al loro governo di bruciare i vecchi conti e far tavole nuove. E certo, chi si chiamava Ferdinando II, ed era figlio di Francesco, figlio di Ferdinando e di Carolina, non veniva a scapitare in ciò. E si pensò che forse vi era alcuno grande tanto, quanto colui che raccoglie la bandiera e la spada dalla mano del martire, e che questi fosse colui che s'inginocchia sul cadavere del fratello assassinato, e prega il carnefice, perché lo aiuti a creare l'Italia. Questa idea è santa cosí, che le si possono onoratamente sacrificare anche gli affetti più santi.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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