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      Il re, a questa fiducia (che veramente cominciava a non esser piú una virtù), corrispose lanciando la cavalleria sovra coloro che gridavano "viva il re!" e si narra esponesse nelle piazze a ludibrio i cadaveri di varii uccisi nella mischia.
      Cosí il re, smentendo sanguinosamente coloro che dicevano nutrir egli piú umane intenzioni, tolse loro ogni influenza per parlare di accomodamento. Tali proposizioni paiono ormai al popolo triste commedie, o piuttosto tragedie, ripetute con tutte le varianti immaginabili; e a coloro i quali le provocarono, ora che si avveggono che mentre speravano salvar la patria dalla guerra civile e condurla nella via delle pacifiche riforme, altro non fecero che prolungar la feroce agonia della tirannide, piú non resta, per lavarsi dalla taccia di codardia che si va mormorando contro di loro, che il gittarsi nelle braccia dell'insurrezione. E parlo di quelli che erano in buona fede: gli altri si gitteranno ove nel momento è minor pericolo.
      Il re rifiutò ogni accomodamento: egli volle trovarsi a fronte, dell'insurrezione: cosí è, e cosí sia. E in queste circostanze ci si propone di scrivergli una supplica? Generalmente, quando si domanda una cosa, è perché si spera di ottenerla. E ciò tanto piú, quando si tratta di presentarsi a tale, da cui il nostro cuore rifugge, con terrore dell'anima nostra, e parlargli parole sommesse, baciare una mano che gronda di sangue. Dissi già che talora, forse è onorevole, forse è bello passar su tutto ciò, quando si ha in vista una grande speranza: ma bisogna pure che questa vi sia; che altrimenti non resterebbe altro scopo, che una strana libidine di viltà.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446