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      Ciò non è fortunatamente possibile: ma se fosse, non sarebbe questa la piú forte ragione per rifiutare un tal progetto? O vorremo noi essere risponsali delle nuove infamie, tradimenti e sangue, che ne risulterebbero? Ma ciò, si ripeterà, è impossibile. E allora è almeno strano dir parole, che noi speriamo non siano credute, sotto pena di tradir la nazione, e renderci complici delle infamie borboniche(165).
      AL "RISORGIMENTO"(166)
     
      Nell'ultimo numero del Risorgimento (n. 15) noi leggemmo molte strane parole sulle cose di Genova. Se noi le avessimo incontrate nel Journal des Débats, o in altro simile, avremmo creduto inutile, indecoroso il rispondere, perché noi sappiamo, e tutti sanno, che tali giornali sono venduti, e mentono scientemente, sistematicamente, a tanto per linea. Ma pei fogli Italiani noi crediamo sempre alla buona fede. Però, quando troviamo in essi errori, e tali errori che possono avere funeste conseguenze per la causa Nazionale, proviamo il dolore di chi vede un male prodotto senza utile di chi lo fa, senza causa, senza scopo. Tre fatti, di cui l'uno è falso, l'altro è travisato, e l'ultimo inesattissimo, troviamo riferiti nel numero citato, Essi sono i seguenti:
      1.° Che in Genova esista diffidenza alla nazionalità ed al valore del nostro esercito; che in alcuna occasione si sia espresso, o accennato un tale pensiero.
      2.° Che sia stato bruciato il primo numero del Risorgimento, perché dicea esser male che la Sicilia si divida da Napoli; che non si affrettino i tempi con desiderii improvvidi; che si mantenga il massimo accordo fra i varii elementi sí popolari che governativi, i quali possono costituire la forza nazionale.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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