3.° Che si sia rigettata la supplica al re di Napoli per parole di ardenti oratori.
Il primo è il piú grave. Se fosse accaduta cosa che potesse dar luogo a simile sospetto non si potrebbe riguardare che come l'espressione isolata del pensiero di qualche tristo, o stoltissimo; giacché in nessun paese al mondo, e tanto meno in Italia, esiste popolo cosí stupido da insultare un'armata, composta dal popolo stesso, e ciò tanto piú quando tutti gli animi sono agitati da un dubbio, o a dir meglio, da una speranza, da un desiderio, da una volontà di guerra. Ora, se fosse accaduto alcun fatto da poter dare sospetto su ciò, non doveva riescir evidente per ogni persona ragionevole il comprendere, esser doveroso per ogni Italiano, e tanto piú se scrittore, il mostrare che questo non è, e non può essere che il sogno di qualche stolto, o un inganno del nemico? E ciò diciamo, perché crediamo che il Risorgimento abbia parlato sulla fede di narrazioni menzognere. Ma il lasciarsi illudere cosí pienamente a poche leghe di distanza, è, attesa la gravità e il pericolo della calunnia, direi quasi un delitto. I fatti di Genova furono bastevolmente giustificati dall'avv. Costa: però noi ci limitiamo a stabilire alcune idee, che ci paiono principali a questo proposito.
In Genova non vi ebbe che una dimostrazione, contro coloro che si credevano aver impedite quelle concessioni che si davano per certe, pubblicamente, da tutti. Ella non era diretta né contro il governo, né contro l'armata: in essa non vi ebbe neanche lontanamente la menoma idea insurrezionale.
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