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      Egli deve difendere in sé il diritto di associazione. Se ciò spiace al governo, bisogna ridurlo ad alzar totalmente la visiera. Noi lo conosciamo già: ma giova che tutti lo conoscano; che quanti amano la libertà sentano la santità della loro bandiera; che non rispondano ad una guerra miserabile, ma procedano colla fronte alta, coll'occhio volto alla meta nella loro via, finché Dio li chiami ad iniziar migliori fati all'Italia. E non crediamo che il dí sia lontano.
      I NUOVI MOTI UNGHERESI ED AUSTRIACIDAL DIARIO DEL POPOLO, N.° 69; OTTOBRE 1848
     
      Se l'Ungheria e Vienna fossero insorte contemporaneamente alla guerra Italo-Austriaca, sarebbe per noi stata certa la vittoria, anche coll'ignoranza e il tradimento dei nostri capi. Questa ci par cosa assai chiara, per non voler essere dimostrata. Se la novella della nuova insurrezione di Ungheria e di Vienna(174) avesse trovati gl'Italiani pronti a combattere, l'Impero, che anche senza ciò è vicino cadere, sarebbe caduto ad un tratto. Ma la rivoluzione non ha agitato anche la Boemia? Non è presso che continua nella Polonia? Perché tutti questi movimenti, che vinceranno anche isolati, non si sono collegati in una sola comune guerra contro il nemico comune, l'impero Austriaco? E noi ristringiamo la questione per renderla piú chiara, giacché ciò che diciamo di queste nazioni verso l'impero Austriaco, noi potremmo dirlo di tutte le nazioni Europee verso le loro tirannidi, del principio democratico verso il principio monarchico.
      Che cosa, adunque, s'è opposto sin ora all'esito dei molti, incessanti, potenti movimenti, delle varie rivoluzioni?


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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