Però, mentre le altre contrade godono i vantaggi dell'abolizione d'ogni vincolo feudale noi ci troviamo qui poveri, ma innanzi a ingenti risorse accumulate, in cui un governo vigoroso e popolare potrebbe aprire una nuova fonte di potenza e di prosperità. L'abolizione dei fidecommessi e delle primogeniture, iniziata dall'ultimo parlamento Romano, è un gran passo, che conduce necessariamente in questa via. Cosí, mentre si adempie a un dovere di giustizia, e applicando la legge d'uguaglianza si fa il bene di tutti, si rende nel tempo stesso piú prospera e potente la patria.
La passata amministrazione non ci preparò bilanci sufficienti per far fronte onorevolmente alle spese di una guerra nazionale. Anche coll'immediata introduzione di qualsivoglia riforma ordinaria non si potrebbe bastare a tanto. Le grandi misure e l'emancipazione definitiva d'ogni pregiudizio su cui poggia l'inalienabilità feudale, sono quindi eminentemente richieste anche dalla necessità di avere un esercito e di provvedere alla vicina guerra. La reazione interna che cova sotto le ceneri, la vicinanza del nemico straniero e di un principe armato fino ai denti, e anch'esso nemico d'Italia, un'insurrezione Lombarda che può toglierci dal lungo letargo e precipitare gli Italiani tutti a un tratto in una nuova lotta, dovrebbero render febbrile la nostra attività, farci arditi nell'impiego dei mezzi, nell'apprestamento di un materiale da guerra e di un esercito, che valgano a lavar l'onta della recente sconfitta, e ad assicurare per sempre alla cara patria comune l'indipendenza e la libertà.
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