L'armata ha bisogno di un gran numero di fucili, per armare principalmente le nuove reclute: manca di materiale pel trasporto dell'artiglieria, di magazzini d'abbigliamento, buffetteria, ecc. E ciò non solo; ma anche di ciò che si ha, non sempre si potrebbe usare in caso di bisogno; e questo per difetto di organizzazione. L'esercito va messo sul piede di guerra, ordinandolo in brigate e in divisioni: convien creare un generale in capo, ed un generale ispettore, che percorra le brigate e le divisioni, per purgare l'armata dai cattivi e dagli inetti. E nella necessità che abbiamo osservata di un generale, l'animo nostro ricorre naturalmente al nome del difensore dello Stelvio, il generale D'Apice. Egli è tra quei pochissimi che hanno rifiutato di comprare il grado di generale in Piemonte, capitolando, che hanno amato meglio la povera bandiera della libertà, che la ricca viltà di un re.
Noi non abbiamo inteso che accennare sommariamente questo grande argomento. Di ciò dovrebbe principalmente occuparsi l'attività dei circoli e della stampa. Il governo e il Popolo debbono sentire quanti doveri imponga la via in cui si son posti; ché il levare la bandiera Italiana e non saperla difendere sarebbe un sacrilegio; ché la debolezza darebbe audacia alla esitante diplomazia.
Proclamata la Costituente, convien provvedere alla guerra; giacché, ripetiamo, Guerra e Costituente sono termini inseparabili.
III.
DALLA PALLADE DI ROMA, N.° 451 (22 GENNAIO 1849)
La Costituente Italiana, proclamata in Roma, dà un centro materiale al partito Nazionale; il quale, uno per essenza, non ebbe finora una unità morale.
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