Sarà la battaglia della democrazia colla monarchia, della libertà colla tirannide, dell'avvenire col passato.
Ma venendo al fatto, di quali forze può disporre la democrazia in Italia? In qual modo potranno queste meglio utilizzarsi? Ecco la questione vitale. Tre elementi militari abbiamo in Italia: guardie nazionali, volontarii, truppe regolari. Della guardia nazionale non si è saputo sinora trarre tutta l'utilità di cui è capace. Estesa a tutte le classi, condotta da' buoni capi, preparata ad una pronta e facile mobilizzazione, essa rappresenterebbe una forza importantissima: e di questo abbiamo già accennato, e parleremo altra volta.
Anche i corpi volontarii costituirebbero un riguardevolissimo elemento, quando si volesse e sapesse, come speriamo si vorrà e saprà, mettere in atto fra noi la guerra d'insurrezione; quando si combattesse sotto capi che non la temessero e soffocassero, ma la volessero e l'aiutassero. E una mirabil prova di ciò ci dà il generale Pepe. In meno di cinque mesi, egli, per mezzo dei volontarii, ha formato in Venezia un'armata di meglio che ventiquattro mila uomini. I fatti di Mestre, ove esso ha combattuto ed ha vinto in campagna aperta truppe regolari, disciplinate al bastone, orgogliose di una recente vittoria, mostrano quale confidenza noi possiamo riporre in simile milizia, la quale alla disciplina del soldato unisce l'entusiasmo del cittadino.
E l'Italia, il dí della prova, invierà guardie nazionali e volontarii a protegger Roma, e in lei la maestà della Costituente.
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