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      E anche a spezzar questo esitammo. Pio IX vedeva scorrere il sangue Italiano, e porgeva la mano all'Austriaco. I Romani gemevano e pregavano Dio che gli toccasse il cuore. Pio IX finalmente proclamava non poter far guerra all'Austria, non poter essere cogli uomini della libertà. Da quel momento egli non poteva piú governare; e il principato temporale cadde per intrinseca necessità, senza bisogno di sforzi estrinseci, come la foglia inaridita cade dal ramo. I principati son cose terrene, e però passano; la religione è cosa divina, e però resta. Chi dice che la religione vien meno colla decadenza del poter temporale dei Papi, dice un'empia bestemmia, perchè è scritto: "Il cielo e la terra passeranno, ma la mia parola non passerà."
      E noi crediamo che la religione si farà piú sublime e pura fra noi, liberandosi dai pensieri mondani che si sono infusi in lei come un germe di corruzione. Noi crediamo che il cristianesimo si rinvigorirà dello sviluppo democratico, il quale non ne è che un'applicazione. Il cristianesimo fu santo, quando fu la religione del popolo; e lo ritornerà, quando ridiverrà religione del popolo.
     
      V.
      DALLA PALLADE DI ROMA, N.° 455 (26 GENNAIO 1849).
     
      È triste a vedere come la colpa dei malvagi gitti la divisione fra i buoni. È triste il vedere uomini che amano la verità, combatterla, travolti da pregiudizi, o da malinteso amore di essa, o da una certa fatalità di posizione. Quanti, che nella religione del Vangelo adorano ciò che noi adoriamo, s'arretrano tremanti innanzi al sublime sviluppo ch'ella prende a dí nostri, svolgendosi nella giovinezza di un'êra novella, applicata alle grandi rivelazioni della democrazia e della fraternità!


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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