Il principato papale è piaga troppo vecchia e mortale in Italia, perché possiamo accontentarci di medicarla provvisoriamente. Scorrete la storia d'Italia. Qual fu il perpetuo alleato dello straniero? Il principato papale. Quale il perpetuo ostacolo alla unità nazionale? Il principato papale. Quale vergogna italiana non è segnata di questo marchio, o si riguardi a Pipino, che ci regala a San Pietro, o a Giulio II, che chiama l'Europa contro Venezia, o a Gregorio XVI, che chiama gli Austriaci, e, lo diremo pure, a Pio IX, che benedice l'Italia, e stringe la mano al Tedesco, e congiura col Borbone?
L'Italia, in questo momento, concentra le sue forze al conseguimento di due grandi risultati: la nazionalità e l'indipendenza. Insormontabile ostacolo per l'una cosa e per l'altra è il principato papale, come quello che, non solo stabilisce, ma cerca consacrare il frazionamento, e che, per la sua doppia natura, ha effetti spesso contrarii, sempre divisi da quelli della nazione. Ragione generalmente invocata a suo favore è la necessità dell'indipendenza del potere spirituale. Come egli ottenga questa indipendenza con un principato assoluto, si può facilmente giudicare, ove si consideri che la Chiesa, divenuta governo temporale, resta necessariamente sottomessa a quella gerarchia che la maggiore o minor forza stabilisce fra le varie potenze. E di ciò fa fede il Papa parteggiante pel Turco contro la cristiana Grecia, collegato collo scismatico Russo contro la cattolica Polonia. Che piú? La Chiesa è sottoposta alla tirannia diplomatica nell'esercizio della sua piú importante facoltà, nella elezione del supremo Pontefice.
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