Noi non siamo tutti Romani; e benché non crediamo che nessuno, nato in Italia, sia straniero in terra Italiana, riconosciamo ad ogni modo che voi soli potete giudicare precisamente del valore degli individui, dei bisogni municipali, dei luoghi ove siete nati e vissuti.
Ma badate bene, che il vostro voto non peserà solo sulle sorti della vostra provincia, ma su quelle dell'intera Penisola. A' dí nostri massimamente, non si può esser buoni Romani senza esser buoni Italiani: l'ordinamento d'una provincia, che non armonizzasse coi bisogni, colle tendenze della nazione, non solo sarebbe dannoso a questa, ma anche a quella. L'interesse della parte non dev'essere disgiunto dall'interesse del tutto.
D'altra parte è sperabile che voi darete ai deputati un doppio mandato, l'uno per la Costituente della provincia, l'altro per la nazionale; ed anche per questo motivo ci si offre occasione di rivolgervi la parola e il consiglio fraterno.
Molti vi saranno intorno, predicandovi: ogni forza in Italia essere nelle mani ai governi; tradizionale e necessario il frazionamento, immaturo il popolo alla libertà. Diffidate degli apostoli che predicano la viltà; diffidate di certi assiomi, che, detti da alcuni e ripetuti da molti, sono tenuti per incontrastate verità, e sono tutt'altro.
Il rapido accrescimento dell'influenza popolare, la totale decadenza dell'iniziativa governativa, sono fatti che non possono omai sfuggire a nessuno che vegga, o che sia di buona fede.
In Roma, in Toscana, nello stesso Piemonte, furono rovesciati i ministeri voluti dal principe, appoggiati dalla maggiorità delle Camere: le Camere stesse furono, dove piú, dove meno gentilmente congedate.
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