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      Eppure, un gran vuoto si è fatto nella coscienza del popolo italiano; ognuno di noi sente come la mancanza di qualche cosa, che rendeva grande e degna la patria nei giorni della sventura, e nella lunga notte della sua schiavitú. Ci manca la fede dei nostri fratelli e dei padri; ci manca l'entusiasmo delle nobili idee, e delle abnegazioni generose!
      Discorrendo di mia madre, il mio pensiero ricorre naturalmente a Giuseppe Mazzini. Essi si conobbero da giovinetti: ma, piú ancora che da questa breve dimestichezza di due fanciulli, io sono richiamato a lui da una comunanza di sentimenti e di aspirazioni, che nella mente e nel cuore di Giuseppe Mazzini divennero quella gran luce onde s'illuminò l'Italia tutta, e a mia madre insegnarono a formar l'anima di Goffredo. Io di Mazzini non voglio qui considerare l'opera politica, e le opinioni particolari, intorno a cui molti e diversi possono essere i pareri. La coscienza umana è un oceano sterminato, che nessuno giungerà mai a percorrere tutto intiero. Come pensatore Giuseppe Mazzini ebbe degli uguali, fors'anche dei superiori: ma il segreto di agitare i cuori e d'infiammare le menti lo ebbe egli solo: nessuno come lui seppe sposare la fede viva dell'Evangelio al pensiero della civiltà moderna. Imperocché l'Italia fu redenta con una sola parola; fu redenta coll'amore. Antico e inestinguibile era il culto della patria fra noi; ma era culto di pochi cuori solitarii, di qualche raro ingegno. Mazzini ne fece il culto di tutti, dei giovani, dei poveri, dei reietti.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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