Proviamoci pure a migliorare l'opera loro, se rimase imperfetta; studiamo e lavoriamo per continuare ciò ch'essi hanno incominciato; ma serbiamo intatta l'eredità di affetti e di fede, cui vanno legate la grandezza e la gloria della patria...
.
III.
SCOLOPII E GESUITI.
Della avversione crescente via via contro i Gesuiti tra il popolo Genovese facevano larga testimonianza le dimostrazioni di piazza, fin dallo scorcio del 1847; notevole tra esse quella del 4 novembre, alla presenza del re Carlo Alberto. Gravissima fu poi l'altra del 29 gennaio 1848, che persuase i Gesuiti a sfrattare dalla lor casa professa di Sant'Ambrogio e dal collegio convitto di palazzo Tursi. L'ultimo giorno del febbraio, facendosi le dimostrazioni sempre piú minacciose, furono accolti a salvezza delle vite sulla nave da guerra San Michele: la casa professa di Sant'Ambrogio, a chetare gli sdegni popolari, fu trasformata in caserma di soldati, mentre un manifesto del Governatore diceva, alla data del 1.° marzo: "I Gesuiti sgombrarono i locali che occupavano. Il Governo di S. M. provvederà ulteriormente in modo definitivo". Ma prima che un reggimento si acquartierasse nel convento, il popolo v'irrompeva furibondo, manomettendo ogni cosa, asportando carte, libri, perfino masserizie. Tra le carte venute in tal guisa a cognizione del pubblico, erano lettere del P. Agostino Dasso, provinciale delle Scuole Pie; lettere delle quali il P. Agostino Muraglia, primo assistente al Provinciale, stimò debito suo dar pronta notizia a tutta la famiglia Calasanziana di Liguria, provocando fiere proteste de' suoi confratelli contro il "tradimento" del Dasso.
| |
Gesuiti Genovese Carlo Alberto Gesuiti Sant'Ambrogio Tursi San Michele Sant'Ambrogio Governatore Gesuiti Governo Agostino Dasso Scuole Pie Agostino Muraglia Provinciale Calasanziana Liguria Dasso
|