Volle quegli piú tardi scolparsi, con una lunga lettera pubblica (del 24 marzo), narrando di avere avuto occasione di vedere i PP. Gesuiti solamente a cagione di un loro convittore ch'egli andava a visitare per conto della famiglia di lui, ma pur confessando qualche cosa di piú, con le seguenti parole:
Il giorno 4 e 5 del Gennaio p. p. se bene lo ricordo, si apriva in Genova, e nelle pubbliche piazze, una sottoscrizione ad oggetto di dar lo sfratto ai Gesuiti. Invitato io pure a concorrervi, me ne scusai come meglio; ma in quel momento medesimo cosí presso a poco scrivevo al Rev. P. Carminati, Rettore del R. Collegio:
Ragguagliarlo dell'occorrente per lettera, giacché oramai si era a tale, che s'imputava a delitto il solo recarsi a' Gesuiti; deplorare il modo e la firma, massimamente se, come mi si voleva far credere, ve ne aveano anche molte degli Ecclesiastici; non solo non essere io per concorrervi, ma sí disposto al contrario, e confidar nel buon senso e nella pietà dei miei Religiosi, per non dubitare che un solo avrebbe mai sottoscritto; condolermi infine del caso, e null'altro potere, se non pregare Iddio, perché stornasse il pericolo".
Tornando alla comunicazione del P. Muraglia, ecco un documento importante, conservatoci in una collezione di stampe politiche del '48:
I sottoscritti hanno avuto quest'oggi per lettera circolare del P. Muraglia la disgustosa notizia delle relazioni scoperte in Genova fra il P. Dasso e i RR. PP. Gesuiti, ed hanno risposto nel tenore seguente:
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