Il giovinetto Goffredo, con tanto ingegno che aveva, non era forse dei piú infervorati in quella battaglia quotidiana certo, per le ragioni di salute che ho già accennate altrove, non avendo fatto alle Scuole Pie tutto il corso delle classi anteriori, era giusto che non perdessero nulla dei diritti acquisiti coloro che quel corso avevano fatto intiero. Ma il grado di princeps non gli mancò, né poteva mancargli; tanto il maestro era ammirato del suo quattordicenne discepolo, ch'egli ricordò sempre sin che visse, non parlandone mai altrimenti che con le lacrime agli occhi.
Io pubblico qui il "Saggio letterario" delle Scuole Pie di quell'anno. Irreperibili oramai, questi documenti scolastici; e fu ventura mia aver ritrovato per l'appunto, in mezzo ad altri pochi, quello che piú mi premeva. Lo riferisco quasi per intero (tralascio soltanto i versi d'una Cantata e una breve prosa che li precede), perché oltre gli insegnamenti e gli esercizi dì rettorica si vedano quelli delle classi antecedenti. Maestro a Goffredo in rettorica fu il padre Muraglia, uno dei quattro grandi professori di Lettere che la famiglia Calasanziana aveva allora in Liguria. Agostino Muraglia in Genova, Francesco Pizzorno in Savona, Atanasio Canata in Carcare, Giovan Battista Cereseto in Finalborgo, uscirono certamente, come artisti e come eruditi, dalla schiera volgare; ma piú ancora come maestri si stesero oltre i confini dell'insegnamento ad essi affidato, predicando col precetto e coll'esempio, passando volentieri dai libri di testo a cercar bellezze da fonti diverse e lontane, mirando sopra tutto a coltivare il sentimento, muovendo fantasie, destando curiosità, che nuove letture fuori di scuola dovevano appagare e render fruttuose ai giovani ingegni.
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