Sono del Muraglia le brevi prose didattiche del Saggio accennato; notevoli per ciò che dicono e per ciò che lasciano intendere, specie se consideriamo i tempi non liberi, le cautele opportune, e le restrizioni rese necessarie dalla condizione soggetta dell'autore. Quanti ancor vivono, che l'hanno avuto maestro, rammentano com'egli fosse largo nel consentir letture di moderni. Classicista fervente, seguace della gran tradizione letteraria e civile della patria, dall'Alighieri al Parini, al Monti, al Foscolo, al Manzoni, al Leopardi, non si sbigottiva se entrassero in iscuola per note piú concitate di sentimento nazionale il Niccolini e il Guerrazzi, o se déssero troppo evidenti spruzzature di nuovi colori ai componimenti de' suoi giovani alunni i drammi del Goethe e dello Schiller, o i poemi del Byron e del Moore. A farla breve, era un maestro di classicità non diffidente, non gretta, aperta a tutti i ragionevoli influssi delle letterature moderne. Fu poi sua la passione, comunicata ai discepoli, di derivare nuovi elementi lirici alla poesia italiana dalle fonti della poesia Ebraica, specie da quella dei Profeti; e noi abbiamo veduto come se ne infiammasse Goffredo, da prima con ampie spigolature metodiche nella Bibbia, poi col farne nutrimento vitale, e sangue, a cosí dire, dell'arte sua propria. Ma io qui ripeto cose già dette nel proemio, e fo punto.
Del saggio del 1841 riferisco l'elenco di tutti i premiati, dalla rettorica fino alla classe elementare detta allora alla buona "di leggere e scrivere.
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